L'ORDINE DELLA CURIA
"Non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!"
Nel 2014 ha elencato le quindici malattie della Curia e oggi le resistenze alle riforme, le resistenze aperte e quelle nascoste, i gattopardismi del tutto cambi perché nulla cambi, oltre le Mura Leonine. E poi le resistenze malevole, “che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso `in veste di agnelli´)”. "Questo ultimo tipo di resistenza - ha annotato Bergoglio - si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l'atto, l'attore e l'azione".
Il Papa si è presentato al Christmas Party della Curia senza drink. Ma con un libro, tradotto in italiano dal gesuita Giuliano Raffo, con gli accorgimenti per la cura dell’anima. L’ha presentato - da fine politico qual è - richiamandosi ad un commento che proprio dopo il discorso del 2014 gli aveva fatto a quattrocchi il cardinale Walter Brandmuller, uno dei cardinali conservatori in tema di matrimonio e famiglia già dal primo Sinodo, e oggi uno dei quattro cardinali che di recente ha sottoscritto una lettera formale e pubblica di interpello al Papa circa “i Dubia” relativi all’esortazione apostolica “Amoris Letitia“. Quattro cardinali cui di recente si sono aggiunti appoggi “esterni” dei cardinali del peso di George Pell e Raffaele Martino. Ebbene Brandmuller nel 2014 aveva esclamato “Acquaviva”, riferendosi a Claudio Acquaviva, successore di Ignazio di Loyola alla guida della Compagnia, che aveva stilato un vademecum per gli esercizi spirituali per tutti gli studenti gesuiti. Quelle indicazioni costituiscono il contenuto del libro, regalato oggi dal Papa ai cardinali.
Come se Francesco volesse dire: “Accolgo l’indicazione di Brandmuller, ma la cosa necessaria per fare le riforme è la conversione personale di tutti noi”. Per sanare resistenze e malattie della Curia (“Temo non le rughe, ma le macchie” della Chiesa, come dire niente lifting o operazioni d’immagine) è necessario - e questo, ricorda Francesco, lo ebbe a dire ad un altro cardinale - “andare in farmacia ma soprattutto in confessionale”.
E forse non è un caso che la Sala Stampa della Santa Sede abbia comunicato l’apertura di un ‘indagine sull’Ordine di Malta ( dove il Gran Cancelliere sarebbe stato destituito per non aver impedito in un lontano passato la distribuzioni di profilattici contro l’AIDS) , subito dopo il discorso natalizio alla Curia.
Visto che il cardinale Patrono dell’Ordine - verosimilmente promotore della destituzione del Gran Cancelliere - altri non è che il cardinale americano conservatore Raymond Burke, uno dei 4 firmatari dei “Dubia” . Un porporato che nei giorni scorsi aveva sfidato l’autorità papale e posto addirittura un ultimatum al Papa, annunciando che procederà a una «correzione formale» di Francesco, appena passate le feste natalizie, se il Papa non avesse ancora risposto alla lettera dei quattro cardinali.
In un altro passaggio del discorso Francesco ha sottolineato la forza della sua Autorità: Il compito della Curia è quello di "di sostenere il Romano Pontefice nell’esercizio della sua potestà singolare, ordinaria, piena, suprema, immediata e universale".
Più chiaro di così.
Con un discorso di 45 minuti il Papa ha poi rivendicato tutte le riforme messe in campo dal momento d’inizio del Pontificato: dalla revisione del codice penale, al contrasto al riciclaggio attraverso lo IOR e le altre istituzioni finanziarie, al rafforzamento dell’Autorità di informazione finanziaria (voluta da Benedetto XVI), alla creazione di una Commissione pontificia per l’elaborazione di strategie contro la pedofilia del clero, all’istituzione della Segreteria e del Consiglio dell’Economia e della Segreteria della Comunicazione. Ha dimostrato puntigliosamente di aver messo in atto strategie di risposta per adempiere alle “regole” di ingaggio (definite nelle Congregazioni generali che precedettero il Conclave del 2013) con le quali era stato eletto. Ha ribadito che la Curia deve essere più internazionale e multiculturale e meno italiana. Con maggiore coinvolgimento dei laici e delle donne anche in posizione di vertice e non solo in funzioni “ancillari”. Basta anche con lo spirito di “concorrenza spietata” oltre che con il carrierismo.
"È indispensabile l'archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut removeatur"
Pugno di ferro in guanto di velluto, ha aggiunto, quanto alla professionalità che deve esserci in Curia, che “è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur. Questo è un cancro!”. Un cancro, quel modo soft che portava a risolvere le questioni, senza sanzionare nessuno, e che tanto ha impastoiato il breve pontificato di Benedetto. Un discorso natalizio di “svolta”, dopo il compimento degli ottant’anni e mentre si avvicina il quarto anniversario dell’elezione.
Dopo che l’Anno della Misericordia e lo scoppio del secondo scandalo Vatileaks avevano dato l’impressione di un’azione riformatrice fermata sulla spiaggia come a Omaha Beach. Con rischi seri che hanno cominciato a prospettarsi anche sul piano dottrinale. Tanto da indurre il numero tre della gerarchia vaticana, il sostituto alla Segreteria di Stato Angelo Becciu, a dichiarare pochi giorni fa a Vatican Insider “totale obbedienza al Papa, per il bene dell’unità della Chiesa, al di là di ogni valutazione o idea personale”. Come per le nomine dei cardinali dell’ultimo Concistoro, Papa Francesco sa che sta lottando contro il tempo, per mettere in sicurezza la sua eredità.
"Il mondo è stanco e sfinito perchè fa a gara a chi è il più grande. C'è una concorrenza spietata tra governi, tra chiese, tra popoli, all'interno delle famiglie, tra una parrocchia e un'altra"
(update dell'articolo pubblicato dall'Huffingtonpost.it il 22 dicembre 2016)