Lisistrata (Scaraffia) in Vaticano. E Monda non andrà in Marocco.
Andrea Monda, il nuovo direttore dell’Osservatore Romano non accompagnerà il Papa nel viaggio che sabato e domenica farà in Marocco. La decisione clamorosa (mai ,da quando ci sono i viaggi papali, il direttore dell’Osservatore Romano era rimasto fuori dal seguito) è stata presa dalla Segreteria di Stato. Per questioni di spending review e perché da quando è partita la tormentata riforma dei media vaticani sono addirittura arrivati a quattro i comunicatori vaticani al seguito. C’è chi legge questa esclusione come “punizione” per Monda per le tensioni sul caso delle dimissioni della storica Lucetta Scaraffia da coordinatrice del supplemento mensile dell’Osservatore Romano, “Donna, Chiesa, Mondo”. O meglio ancora la dipartita dell’intellettuale, sarebbe stata “l’occasione” per ridimensionare un settore che è stato sottratto alla Terza Loggia, sede appunto della Segreteria di Stato. Sempre che l'esclusione di Monda sarà confermata.
Il caso Scaraffia insomma come innesco del malcontento della Curia, che da sempre aveva un filo diretto con i media.
Le Mura vaticane raccontano anche che mentre era in corso la prima riunione di redazione del supplemento successiva alla nomina del nuovo direttore, Monda, quest’ultimo si fosse affacciato per presentarsi e salutare le collaboratrici del suo supplemento, che invece non l’avrebbero presa tanto bene. Venne detto qualcosa di simile a “Non sei gradito”. Non gradito per due ordini di motivi :perché direttore (che avrebbe potuto coartare uno spazio di libertà) e perché uomo.
“Non sei gradito” , riporta anche La Stampa di Torino del 27 marzo 2019 e la stessa coordinatrice del mensile, professoressa Lucetta Scaraffia nell’intervista al Corriere della Sera pubblicata sempre oggi afferma: “All’inizio c’è stato un tentativo di commissariarci, di mettere Monda anche come direttore di “Donne Chiesa Mondo” perché partecipasse alle riunioni. Abbiamo detto che se fosse venuto ci saremmo dimesse”.
Il dilemma per capire il caso è : donne o non donne? Qual è stato il problema dietro il nuovo tormentone della comunicazione vaticana? C’è una questione “femminile”, o se si vuole, femminista ( in ritardo di circa mezzo secolo rispetto alle rivendicazioni delle donne “nel mondo” ) dietro le clamorose dimissioni della Scaraffia ? La diretta interessata in un editoriale del 21 marzo consegnato al caporedattore e che uscirà nell’edizione dei primi di aprile ( senza il cambiamento di uno iota, dicono in Vaticano) sostiene di sì. (https://www.huffingtonpost.it/2019/03/26/lucetta-scaraffia-e-altre-10-donne-della-redazione-donne-chiesa-mondo-si-dimettono-per-protesta_a_23700407/?utm_hp_ref=it-homepage) . Dopo le sacrosante battaglie del “Metoo” della Chiesa (suore mobbizzate e violate), iniziate su altri media ( come afferma la stessa Scaraffia in una sua lettera al Papa) riprese dal mensile.
Il direttore Monda, un “semplice” insegnate di religione (e non un professore universitario come il predecessore Giovanni Maria Vian che fece iniziare a collaborare la Scaraffia a partire dal 2012) sostiene invece di no (https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2019-03/nota-andrea-monda-decisione-scaraffia-lascia-osservatore.html).
Anche perché il supplemento non verrà chiuso, ma andrà avanti e almeno due redattrici rimarranno con la nuova gestione.
Monda tra l’altro ha annunciato per il prossimo 1 aprile una tavola rotonda a partire dalla pubblicazione di un saggio pubblicato da 17 teologhe e studiose di chiara fama, La voce delle donne (Paoline Edizioni).
Ma c’è una seconda domanda: il caso è nato perché c’è stato un pungbull donna contro donna?
C’ entra con le dimissioni certamente un (peraltro singolo) articolo scritto da Monica Mondo sull’Osservatore Romano, una giornalista di Tv 2000 della CEI dove ha una seguitissima rubrica (“Soul”), dove continua a lavorare Monda e dalla cui direzione proviene il nuovo prefetto della Comunicazione Paolo Ruffini.
Lo sostiene la stessa Scaraffia in una intervista ad Huffpost: ”È uscito ad esempio un articolo firmato da Monica Mondo, una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre”.E soprattutto le portava avanti direttamente sul quotidiano della Santa Sede.
Tutto ciò accade peraltro all’inizio di una settimana che vede la questione femminile, al centro, con quella della famiglia, del convegno che si terrà a Verona nel fine settimana, benedetto dalla Lega e da Matteo Salvini, accompagnato da un’altra straannunciata contro manifestazione, di segno diametralmente opposto.
Le tormentate vicende della comunicazione vaticana hanno visto nell’arco di un anno, nell’ordine: le dimissioni e la sostituzione del prefetto del Dicastero, monsignor Dario Viganò, la nomina di Paolo Ruffini, la nomina del nuovo Direttore editoriale Andrea Tornielli, le dimissioni del Portavoce della Sala Stampa Greg Burke e della sua vice Paloma Olivejro, la nomina di Alessandro Gisotti ad interim, la sostituzione di Vian con Monda).
Il tutto accompagnato da una lettera al Papa di Scaraffia in cui sostiene di interpretare correttamente il suo magistero. Le sue affermazioni sulla marginalizzazione delle donne nella Chiesa del resto non sono un’inedito: già nel 2016 Scaraffia pubblicò un libro dal titolo significativo “Dall'ultimo banco. La Chiesa, le donne, il sinodo” ,libro apprezzato da Papa Francesco. Ma rimase lo stesso all'Osservatore.
E allora? Forse, se si guarda troppo vicino si rischia di vedere sfuocato.
Quest'ultima storia comincia lo scorso settembre (2018), quando i cambiamenti al vertice della struttura di comunicazione erano appena iniziati (e non riguardavano l’Osservatore)
Comincia poco dopo lo scoppio del caso dall’ex Nunzio Carlo Maria Viganò , ex ambasciatore papale negli Stati Uniti e la sua richiesta di impeachment contro Papa Francesco. Quasi una Vatileaks 3.
Il primo segnale “esterno” di malcontento della Scaraffia, in un’intervista importante rilasciata a Stefano Lorenzetto sulle colonne del “Corriere della Sera”, è dell’8 settembre 2018. Un’intervista di fine estate, nella casa di campagna umbra. In cui tra l’altro affermava: “Mi chiedo perché monsignor Viganò si sia rivolto alla stampa soltanto dopo cinque anni»(.https://www.corriere.it/cronache/18_settembre_08/lucetta-scaraffia-le-donne-il-vaticano-non-esistono-pedofilia-chiesa-non-ha-mai-affrontato-d1fe1ca6-b2c5-11e8-af77-790d0c049f1d.shtml).
In quel momento, erano in tanti a pensare che l’”assalto” del nunzio Viganò sarebbe andato a buon fine. Soprattutto sui media anglosassoni, ma non solo. Così non è stato. Francesco se ne è andato per la sua strada, sembra molto paziente ( nel senso latino di patio, subire )e , ben oltre le diatribe, sembra addirittura aver lasciato al “braccio secolare” delle inchieste e dei processi della magistratura civile, un pò in tutto il mondo , il compito di ripulire “la sporcizia della Chiesa”.
Scaraffia, che aveva dal 2013 iniziato una sua campagna per nominare una donna cardinale ha sostenuto che Francesco “potrebbe farlo prima di morire, o prima di rinunciare al suo papato” (ottobre 2018 in un' intervista a Elisabeth Barber del NewYorker). Per il momento Francesco non è morto e non si è dimesso. Ma il caso delle dimissioni della Scaraffia ha messo di nuovo Francesco sulla graticola mediatica,