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9 MAGGIO, L’ASSASSINIO DI MORO E L’ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA

Le date, le coincidenze, la verità accettabile e quella vera. Cosa sappiamo ora


di MARIA ANTONIETTA CALABRÒ



Solo nell’ultimo mese l’opinione pubblica in particolare italiana ha potuto comprendere la valenza storica, politica e propagandistica della data del 9 maggio per la Russia, ex Unione sovietica. Quando cioè si è cominciato a parlare delle celebrazioni della vittoria sul nazismo, in concomitanza con la guerra scatenata da Putin in Ucraina. La Russia è l’unico Paese che festeggia la vittoria nella Seconda guerra mondiale il 9 maggio, tra tutte le nazioni allora alleate contro Hitler. Il 9 maggio, invece, per noi italiani, è da oltre quarant’anni legata alla barbara esecuzione (una lenta agonia di quasi un’ ora, nessun colpo di grazia) di Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate Rosse, trentratré anni dopo la Liberazione.

La “cancellazione” dalla consapevolezza collettiva della coincidenza di quelle due date (celebrazione vittoria sovietica nella WW2 e assassinio di Moro) la si può apprezzare solo oggi che i documenti desecretati dallo Stato italiano a partire dal 2014 , dimostrano che il rapimento dello statista dc è stata la piu grande operazione della Guerra fredda, collegato a decine di altri grandi delitti italiani, forse per questo rimasti insoluti (nuove inchieste penali connesse alla vicenda Moro sono state aperte negli ultimi anni a Roma, Genova,Milano, Reggio Calabria). Il Muro di specchi creato intorno all’assassinio di Moro da una efficiente macchina di propaganda ha impedito di “ vedere” cosa era in realtà successo. Tutto quello che la gente comune sa sul cosiddetto “caso Moro”, si basa infatti in gran parte su una narrativa frutto di un “compromesso” sulla verità dei fatti, forse allora necessario per chiudere i cosiddetti “anni di piombo”, ma che modulò un processo di rielaborazione, molto tortuoso, ed ex post ( durato oltre dieci anni, da quel tragico 1978 fino al 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino) su che cosa era veramente accaduto durante l’”Operazione Fritz”, nome in codice dell’ “operazione Moro”.

Questo processo costituisce - lo si comprende bene ora - un enorme problema politico-culturale perché si tradusse in una sorta di “patto” sulla “verità accettabile” relativamente al sequestro Moro, sia per gli apparati dello Stato italiano, sia per gli stessi brigatisti, sintetizzato nel cosiddetto Memoriale Morucci. Di questo “patto “ l’opinione pubblica è stata tenuta all’oscuro fino ad oggi. Nonostante che già alla fine degli Anni Novanta abbiamo appreso che due brigatisti, compreso l’autore del Memoriale, sono stati ospitati a casa della figlia dell’agente migliore del KGB in Italia per oltre quarant’anni (decorato a Mosca e con pensione sovietica); che sempre in quella casa fu trovata una delle armi usate per sparare a Moro , la mitraglietta Skorpion e che il KGB ideò una operazione disinformativa, l’ Operazione Sphorà (documentata dall’archivio Mitrokin) per convincere i vertici della Democrazia cristiana che il rapimento del Presidente della Dc era opera dell’avversario a stelle e strisce, cioè la Cia.


Ma oggi sappiamo molto di più. Ad esempio sappiamo che il Sismi (servizio segreto italiano) si adoperò attivamente perché al coinvolgimento della Cia credessero i gruppi palestinesi, in modo da tagliare o almeno allentare i rapporti tra l’Olp e le Brigate Rosse (i documenti sono chiarissimi in questo senso). Dalla verità confezionata dall’allora Sisde confluita ne Memoriale Morucci, in particolare è stato accuratamente ritagliato fuori il ruolo nel sequestro dei terroristi tedeschi della Raf, controllati (per sua stessa pubblica ammissione) da Marcus Wolf, capo indiscusso della Stasi, il servizio segreto della Germania orientale. A Berlino Est abitavano sotto la protezione di Wolf alcuni leader palestinesi indiscussi, come Wadi Haddad e George Habbash. L’ultimo tentativo di salvare Aldo Moro avvenne proprio il 9 maggio. In Jugoslavia, dove Tito aveva proposto uno scambio tra il Prigioniero e alcuni terroristi della Raf. Noi inoltre sappiamo oggi per certo che durante il sequestro Moro “passarono “ alle Br, alcuni documenti veramente top secret a quei tempi, della Nato riguardanti i piani di resistenza antinvasione sovietica. Staybehind-Gladio, recuperati dal generale Dalla Chiesa, solo due anni dopo, nel 1980, nel sanguinoso blitz di via Fracchia a Genova.

Il sequestro di Aldo Moro fu una guerra guerreggiata tra blocchi. La Renault rossa con il cadavere dello statista dc fu lasciata davanti all’ingresso del Centro studi americani (il posto era stato tenuto libero parcheggiando nei giorni prima un’altra auto). La data dell’esecuzione, il giorno della celebrata vittoria sovietica. La narrativa addomesticata o meglio disinformativa ha provocato addirittura una incredibile distorsione della cartina stradale del centro di Roma. Via Caetani, infatti, non è, come erroneamente viene sempre ripetuto ogni anno “a metà strada tra via delle Botteghe oscure e piazza del Gesu” (cioè a metà strada tra le due sedi del Pci e della Dc di allora) .Via Caetani è una traversa di via delle Botteghe Oscure che si trova in senso opposto rispetto alla direzione che porta a piazza del Gesù. Via Caetani fu scelta perché molto prossima all’ultima prigione di Moro e al luogo della sua esecuzione e immediatamente raggiungibile da parte degli assassini, senza particolari rischi. Non più di centocinquanta metri. Le nuove prove scientifiche del Ris dei Carabinieri hanno descritto come altamente improbabile l’esecuzione nel garage di via Montalcini .Il sottosegretario Lattanzi confidò in famiglia, lo ha rivelato il figlio alla Commissione Moro2, dopo l’omicidio che “ci eravamo seduti sopra”. Dove? In quella che è stata indicata dall’allora numero due dei Cappellani delle carceri, solo nel dicembre 2017, come “ la cantina di un’ambasciata che all’epoca era vicina a via Caetani e che “oggi non c’è più”, una sede diplomatica di un Paese sudamericano, profondamente infiltrato dalla Stasi di Wolf e dove addirittura riparò alla caduta del Muro, lo stesso capo della Ddr, Honecker con sua moglie. A pochissimi metri dalla sede della Dc. Sì, veramente c’erano seduti sopra. Ma la fabbrica delle fake news non c’è lo fa ancora chiaramente vedere.

post pubblicato su Huffpost Italia l’8 maggio 2022

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