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Cinque Papi e la guerra: perché Bergoglio ha consacrato il suo pontificato alla Madonna di Fatima

di Maria Antonietta Calabrrò


Dopo Benedetto XV, il Papa che definì "inutile strage" la Prima guerra mondiale, dopo Pio XII che visse il secondo conflitto globale e Giovanni Paolo II, il Papa della Guerra Fredda, Francesco ha parlato più volte della situazione in Ucraina dipingendola come “la Terza guerra mondiale a pezzi”



Papa Francesco che oggi ha nuovamente visitato il Santuario portoghese ( dove si era recato pellegrino nel 2017) aveva fatto riferimento alla Madonna di Fatima già durante il suo primo Angelus, domenica 17 marzo 2013, parlando di una delle copie della statua, portate in pellegrinaggio nel mondo. “Ricordo, appena vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella messa...”. Francesco aveva proseguito raccontando di una donna anziana che durante la confessione, sorprendendolo per la profondità della sua semplice fede, gli disse: “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”.

Un mese dopo, nell’aprile 2013, era stato l'allora patriarca di Lisbona, il cardinale José Policarpo, ad annunciare che Francesco gli aveva chiesto di consacrare il suo Pontificato alla Madonna di Fatima: “Papa Francesco mi ha chiesto due volte che io consacri il suo nuovo ministero a Nostra Signora di Fatima”. L'atto di consacrazione è poi avvenuto il 13 maggio 2013, anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. “Siamo ai tuoi piedi, i vescovi del Portogallo insieme a questa moltitudine di pellegrini, nel 96° anniversario della tua apparizione ai pastorelli - aveva recitato Policarpo - per realizzare il desiderio di Papa Francesco, chiaramente manifestato, di consacrare a te, Vergine di Fatima, il suo ministero di vescovo di Roma e pastore universale”.

Ancora sei mesi dopo, il 13 ottobre 2013, Bergoglio aveva fatto arrivare in Vaticano dal santuario di Fatima la statua originale della Vergine. L’effige era stata prima trasportata nel monastero “Mater Ecclesiae” dove il Papa emerito Benedetto XVI aveva potuto pregare in raccoglimento al suo cospetto. Poi la statua era stata spostata nella Casa Santa Marta, dove ad attenderla c’era Bergoglio. Infine, issata in piazza San Pietro affollata da centomila fedeli, la statua era stata fatta sostare nel punto esatto - segnato dalla lapide fatta incidere da Benedetto XVI - in cui il 13 maggio del 1981 Giovanni Paolo II fu colpito dai proiettili di Alì Agca.                           L’ultima volta che quella statua era stata in Vaticano era l’8 ottobre dell’anno 2000, occasione nella quale Giovanni Paolo II, alla presenza di mille e cinquecento vescovi di tutto il mondo aveva affidato il nuovo millennio alla Madonna, pronunciando parole che allora non vennero ben comprese. Disse infatti che l'umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino fiorito oppure in un cumulo di macerie.

Le apparizioni e il messaggio di Fatima hanno un’importanza cruciale per la vita della Chiesa e per il suo giudizio sulla storia e sull’attualità. Questo è l’insegnamento centrale del viaggio che Benedetto XVI aveva compiuto in Portogallo dall’11 al 14 maggio 2010 in occasione del decimo anniversario della beatificazione di due piccoli pastorelli Giacinta e Francisco, che insieme alla loro cugina più grande Lucia dos Santos, per sei volte a partire dal 13 maggio fino al 13 ottobre 1917 raccontarono di aver visto la Madonna.

A una settimana della prima apparizione, il 5 maggio 1917, l’allora papa Benedetto XV davanti al consumarsi della tragedia della Prima guerra mondiale, da lui definita “l’inutile strage”, decide che tutta la Chiesa aggiunga alle Litanie di Loreto l’invocazione “Regina della Pace, prega per noi”. E il 13 maggio, quando nessuno ancora sa nulla dell’apparizione di Fatima, Benedetto XV consacra vescovo Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII, il Papa della Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto che il 25 gennaio 1938 sarà annunciato, secondo l’interpretazione che ne dà la veggente Lucia, da una straordinaria aurora boreale in gran parte d’Europa.

Il 13 luglio 1917 la “Signora” nella Cova da Iria rivela ai bambini un segreto (diviso in tre parti) che avrebbero dovuto comunicare solo in tempi stabiliti. La Terza parte fu scritta da Suor Lucia su ordine del Vescovo di Leiria, il 3 gennaio 1944, e gli fu consegnata in una busta sigillata che il 4 aprile 1957 giunse a Roma, in Vaticano, e riposta nell’archivio segreto del Sant’Uffizio. Tale plico avrebbe dovuto essere aperto nel 1960, ma Giovanni XXIII e Paolo VI non ritennero opportuno rivelarne il contenuto.

Il Segreto rimase tale fino all’anno 2000, anno del Grande Giubileo, nel passaggio dal Secondo al Terzo millennio, quando Giovanni Paolo II lo volle rendere pubblico, proprio a Fatima. L’annuncio venne fatto dall’allora segretario di Stato, Angelo Sodano, al termine della messa che lo stesso Papa Wojtyła celebrò nella cittadina portoghese in occasione della beatificazione di Giacinta e Francesco. Così il mondo scoprì che il mistero riguardava proprio l' attentato di cui era rimasto vittima Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, per mano del turco Alì Agca.

Il collegamento tra il mistero delle apparizioni e l’agguato del killer turco è stato fortemente sottolineato da San Giovanni Paolo II, durante tutto il suo Pontificato. Su richiesta di Papa Wojtyła la statua originale della Madonna di Fatima effettuò un pellegrinaggio dalla ‘Cova da Iria’ a Roma, in Vaticano, già il 24 marzo del 1984. Il giorno seguente, in Piazza San Pietro durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Papa fu fatta la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

E in quello stesso giorno, 25 Marzo 1984, Giovanni Paolo II consegnò all’allora Vescovo di Leiria- Fatima, Alberto Cosme do Amaral, il proiettile che lo aveva colpito. Esso venne incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima, offerta alla Vergine dalle donne portoghesi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il 13 ottobre 1942. Una corona preziosissima tempestata di pietre e perle.

Ma oltre all’attentato - disse il segretario di Stato Sodano – il segreto riguardava “l’immane sofferenza dei testimoni della fede nell’ultimo Secolo”. Nello stesso luogo delle apparizioni - dove ora sorge il grande santuario - il mondo venne a sapere che il segreto non nascondeva scenari apocalittici, ma le sofferenze vissute dalla Chiesa, dai suoi pastori come dal suo popolo, nel corso del XX Secolo, l'ultimo del vecchio Millennio. Un Segreto che assunse il volto dei tanti “nuovi martiri”, migliaia, morti nei campi di concentramento nazisti (Lucia fece un riferimento preciso anche alla Shoah), nei gulag sovietici o altrove nel mondo. Una lunga sequela di nomi che Giovanni Paolo II volle ricordare il 7 maggio 2000 in una commossa e partecipata celebrazione giubilare nei pressi del Colosseo.

Nelle rivelazioni custodite negli decenni da suor Lucia, ci sono le immagini del Secolo appena trascorso, dalla “lotta dei sistemi atei contro la Chiesa” alla sofferenza dei testimoni della fede in “un'interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo”. Fino alla profezia del “vescovo vestito di bianco” che “camminando faticosamente verso la croce cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco”. È la profezia che riguarda l’attentato di piazza San Pietro e che, sottolinea Sodano, venne subito compresa da Giovanni Paolo II. Il “Segreto” parla anche della fine del comunismo, anticipa gli avvenimenti del 1989 con la Caduta del Muro di Berlino, anche se “gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani non sono purtroppo cessati”.

All’identificazione del “vescovo vestito di bianco” rimasto ucciso con Wojtyła sopravvissuto, nonostante fosse stato mortalmente ferito in Piazza San Pietro, contribuì in modo decisivo una lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12 maggio 1982: “La Terza parte del ‘Segreto’ si riferisce alle parole di Nostra Signora: ‘Se si accetteranno le Mie richieste la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte’”.

Il cardinale di Genova, Giuseppe Siri, morto nel 1989, vicinissimo a Pio XII, aveva detto al suo ultimo confessore, padre Candido Capponi: “Fatima è l’altare del mondo”. Da Papa, Benedetto XVI fece apporre sul selciato di Piazza San Pietro, nel punto esatto dell’attentato al suo predecessore, una lapide che reca lo stemma di San Giovanni Paolo II e la data del 13 maggio 1981 scritta in numeri romani.

Dopo la cerimonia di beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francisco, e il disvelamento del Terzo segreto, nel maggio 2000, il giudice Severino Santiapichi, Presidente della Corte d’Assise di Roma che aveva condannato l’attentatore di Wojtyła all’ergastolo, dichiarò: “Non capisco come Agca sapesse del segreto di Fatima e che il segreto lo riguardava”. “Un fatto è certo: quindici anni fa - era la fine di maggio del 1985 e il secondo processo contro l’attentatore si era aperto da pochi mesi - Agca davanti alla nostra Corte d' Assise di Roma proclamò che quel segreto si riferiva all'agguato di piazza San Pietro”.

“Ancora oggi non so spiegarmi come Ali Agca abbia potuto assumere informazioni per collegare i due fatti”, disse Santiapichi. Lo stesso Agca ha negato, il 17 maggio 2000, in un’intervista di aver appreso da Papa Giovanni II il contenuto della premonizione nel colloquio che ebbe con lui nel carcere di Rebibbia nel dicembre 1983. Anche se non è riuscito a spiegare neppure alla Corte d’Assise - aggiunse Santiapichi - perché fece “quel collegamento”.

Alla domanda: “Il Papa le aveva fatto intuire il segreto di Fatima?”, Agca ha risposto: “No, assolutamente no. Non mi ha rivelato nulla durante il nostro incontro, sebbene io gli avessi chiesto: Cosa è il Terzo segreto? Cos’è Fatima per voi? Il Papa mantenne un silenzio assoluto” .

I diari di Wojtyła ed Agca

Il cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale di Wojtyla per 27 anni, ha deciso di conservare i diari spirituali del Papa, nonostante quest’ultimo li volesse distrutti alla sua morte. Oltre 600 pagine di annotazioni. Essi sono stati i documenti principali alla base del processo di canonizzazione che lo visto proclamare santo il 27 aprile 2014.

Diari che coprono un arco di quarant’anni (1962-2003). È una raccolta insolita e commovente, grazie alla quale chi legge accompagna Wojtyła nei suoi momenti di maggiore vicinanza a Dio. Alcuni di questi appunti sono particolarmente interessanti. Il primo risale al 1997, riflette sul perdono dei peccatori e sul fatto che c’è più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per cento giusti. Parla del buon ladrone sulla Croce che va in Paradiso. E proprio scrivendo di questo Giovanni Paolo II, sulla pagina del 9 agosto, appunta: “Dives in Misericordia” (come il titolo della sua Enciclica del 1980) poi apre la parentesi e segna di suo pugno “Ali Agca", il nome del suo attentatore.

Dopo Benedetto XV, il Papa dell’ “inutile strage” della Prima guerra mondiale, durante il cui Pontificato si svolsero le apparizioni della Madonna di Fatima ai tre pastorelli. Dopo Pio XII, il Papa della Seconda Guerra Mondiale, e Giovanni Paolo II, il Papa della Guerra Fredda, Francesco ha parlato più volte dell’attuale situazione di conflitto in Ucraina dipingendola come “la Terza guerra mondiale a pezzi”.

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