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E BECCIU PRESE LA PAROLA


Il cardinale Angelo Becciu ha avuto il consenso del Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone nella 64 ma udienza di prendere la parola per commentare la Requisitoria del Promotore di Giustixia, Alessandro Diddi. Un fatto irrituale, ma questo dimostra secondo Pignatone che lui ha permesso che tutti di esprimersi. Di seguito la dichiarazione completa di SE Becciu.



Grazie signor presidente. Solo poche parole

Ieri l’altro ho sentito dire dal promotore una serie di fatti sul mio conto che considero lontani dalla realtà, che respingo ogni singola accusa nessuna esclusa. So che saranno i miei avvocati a difendere, mi sia consentito di offrire alcuni chiarimenti su fatti usati in modo suggestivo per accusa che ritengo infondata nel processo

50 milioni dello IOR: il professor Diddi insiste spesso sulla donazione che lo IOR era solita fare al Santo Padre, erano 50 milioni donati dallo IOR al Papa per le necessità della sede apostolica. Il professor Diddi ha manifestato dubbi sul loro utilizzato, anzi ha sospettato che la SdS li abbia tenuti come riserva nascosta. Io sono arrivato in SdS nel 2011 e questa tradizione era già in uso, nella documentazione presentata dal professor Diddi risale al 2004, dopo qualche anno dal mio arrivo questo contributo continua a scemare fino a scomparire del tutto. Non ho le carte, ma questi 50 milioni venivano usati così: dai 18 ai 23 milioni venivano dati alla Radio Vaticana – alcuni anni aiutava il governatorato – 8 milioni all’Osservatore Romano, dai 27 ai 33 milioni alle nunziature apostoliche per la loro manutenzione e la costruzione di nuove sedi – sono ora saliti da 36 milioni di euro. Non erano inclusi gli stipendi ai nunzi, questi sono pagati dall’APSA. In ambienti come l’Africa si mantenevano famiglie, soprattutto famiglie di dipendenti, questi 33 milioni sevivano. Fatevi la somma, 50 milioni sono finiti e anche avanzati.

Controlli dell’ufficio amministrativo della SdS da parte della Spe.


Diddi ha ripetuto l’accusa che io avessi impedito l’accesso al Cardinale Pell e alla Spe in tale ufficio perché si facessero dei controlli. Io non voglio ripetere le argomentazioni già fatte nel mmio interrogatorio. Il denaro della SdS costituiva il fondo sovrano del Papa, non rientrava nel bilancio consolidato della Santa Sede. Questo fondo sovrano fu creato da Paolo VI e tutti i suoi successori ne hanno goduto e verso di essi si manteneva riservatezza. Ne conoscevano entità Papa, segretario di Stato, sostituto e amministratore e di esso si rendeva conto semestralmente al Papa e al Segretario di Stato. Bastava in una delle tante udienze ci avesse detto di permettere i controlli della Spe e avremmo aperto. Io non avevo problemi, tanto più che Perlasca mai mi ha detto che c’erano problemi con l’investimento di Londra. Non solo il Papa non ci disse di aprire le porte, ma nel 2016 fu consegnato un rescritto del Papa con cui si ribadiva l’autonomia amministrativa della segreteria di Stato. Io non so come spiegarlo.

LaSegreteria di Stato è distinta dagli altri dicasteri


la SdS non riceveva istruzioni, era SdS che dava istruzioni a tutti gli altri dicasteri, era al di sopra. Cambiare regolative non dipendeva da me o dal sostituto, era un prassi e una prerogativa che non mi toccava, non potevo cambiare, tant’è che c’è voluto un motu proprio del Papa per cambiare natura e competenza della SdS. Così funzionava la SdS e così dovevamo farla funzionare.

Dico quasi sorridendo che il promotore di giustizia mi ha declassato da sostituto a capo ufficio. Qui dentro nei vari interrogatori di testimoni che hanno avuto a che fare con il palazzo di Londra nessuno ha fatto il mio nome, si sono sentiti nomi di Perlasca, persino di Parolin, ma io ho solo dato il consenso al dossier preparatomi dall’ufficio e controfirmato da monsignor Perlasca per il palazzo di Londra e solo perché mi era stato presentato come affare vantaggioso per la Santa Sede. Io ero stato autorizzato da Cardinale Bertone, con lettera 1 luglio 2013, ad investire fondi di SdS giacenti in UBS di Lugano.

Unico investimento…. io non volevo fare investimento, sul fatto di potere investire io a monsignor Perlasca ricordo ancora oggi che ho detto queste testuali parole: c’è un amico che è coinvolto nelle attività petrolifere nel suo Paese in Angola, ci sta proponendo di investire anche noi, ma tu studiala, ma non guardare in faccia a me o l’amicizia, ma mi dovete dire la verità: se è un vantaggio bene, sennò chiuso. Perlasca dopo un po’ venne e disse: non va bene. Chiuso. Poi tornò e disse che sembrava essere una buona proposta. Ho detto di andare avanti, ed è finita come è finita. Io non ho incitato, ho solo chiesto di studiare una proposta.


Il cardinale Pell.

Mi dispiace che mi vengano attribuite cose che non ho fatto. Il promotore mi ha accusato di non aver usato il senso del Pater Familiae nell’amministrazione dei beni della Santa Sede. Respingo con fermezza. Io per la Santa Sede ho donato la mia vita e ho cercato di difenderla sempre. Mi riferisco alla questione del Cardinale Pell, mi spiace citare un defunto ma ci ha portato il promotore di Giustizia. Molti hanno attribuito i miei rapporti aspri con cardinale Pell perché mi opponevo alle sue riforme. È una falsa diceria che respingo in pieno. Io ho cercato di far notare che queste riforme stavano facendo aumentare

Immaginate al personale fatto venire dall’Australia assegnò 25 mila euro al mese, alla sua segretaria 12 mila euro, come pure fece venire un funzionario dall’APSA dove prendeva 2500 – 3000 euro e gli assegnò 9 mila euro. Non potevo stare zitto, perché Segretario di Stato aveva emanato circolare in cui si bloccavano scatti di anzianità e assunzioni.

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