GORELICK :“TRUMP DIRÀ COME STALIN:QUANTE DIVISIONI HA IL PAPA ?”
“SONO STATO INTERESSATO DALLA STORIA DELLA MAROGNA E DEL CARDINALE BECCIU. NEL CORSO DELLA MIA VITA NE HO VISTE TANTE, MA QUELLA E’ UNA STORIA DA PAZZI”

Trascrizione dell’intervento di Robert Gorelick alla presentazione de “IL TRONO E L’ALTARE “ il 15 gennaio 2025 al Centro Studi Americani, incontro “ Nuova presidenza Trump e prospettive del rapporto con la Santa Sede”
GIORGIO RUTELLI (vicedirettore del’ADN KRONOS ) Robert Gorelick che adesso è fondatore di Globintech, ha lavorato per Deloitte ed è stato capo divisione CIA a Washington e capocentro della CIA a Roma. Nel libro “IL TRONO E L’ALTARE a un certo punto si cita Marco Politi che su GQ, nei giorni del primo scandalo di Vatileaks, del primo Corvo, diceva che neanche durante gli anni più duri della Guerra fredda, quando la CIA e il KGB avevano agenti dentro al Vaticano, nessuno si avvicinò così tanto alla famiglia pontificia. Cioè quello che è successo negli ultimi anni con gli scandali, afferma Politi che neanche ai tempi della Guerra fredda succedevano. Domando a Gorelick cosa succedeva durante la Guerra fredda e che cosa potrebbe succedere adesso all'interno di questo rapporto fra Vaticano e Stati Uniti?
ROBERT GORELICK: Il professor Francesco Clementi ha detto che lui ha letto il libro IL TRONO E L’ALTARE con gli occhi di giurista, io l'ho letto con gli occhi della spia. Devo dire che sono stato sono interessato soprattutto alla storia della Marogna e del cardinale Becciu. È una storia, anche per qualcuno come me che ha vissuto tante storie, direttamente, è una storia da pazzi .Tanti menzogne, bugie, disinformazione, comunque Maria Antonietta Calabrò è riuscita a scrivere una storia molto interessante, molto coerente con tutti questi fatti.
Vorrei iniziare dicendo che, correggendo un po' la locandina di presentazione che afferma che ho dell'esperienza in vicende vaticane, perché non voglio lasciare l'impressione che la CIA sia interessata al Vaticano, perché non lo è.
Prima di partire per Roma, nel 2003, mi ricordo molto bene qualcuno che è venuto da me e che mi ha detto, non ci mandare mai una relazione sul Vaticano, non vogliamo sapere niente, quindi io non l'ho mai fatto. Ciò che ho fatto, per contro, ho iniziato, perché non c'era prima, uno scambio di informazioni con il Vaticano, soprattutto sulle minacce contro il Papa, minacce di terrorismo, in Italia oppure durante i suoi viaggi.
In realtà non era uno scambio, siamo stati noi , abbiamo dato informazioni al Vaticano e abbiamo fatto anche delle presentazioni in alcuni paesi, ma per la sicurezza del Papa, era soprattutto questo. Anche noi abbiamo chiesto ogni tanto al Vaticano delle presentazioni, aiutare con il dialogo con gruppi o governi con cui non avevamo relazioni, quindi nemici più o meno. Si trattava di passare un messaggio, oppure spesso per aiutare con aiuto umanitario, questo era molto importante. C’erano persone come il cardinale Theodore McCarrick , con molti contatti dappertutto nel mondo.
VATICANO E POLITICA ESTERA AMERICANA .Devo dire che non vedo come il Vaticano possa avere un'influenza sulla politica esterna americana, questo non posso immaginare né sotto Biden, cattolico, che ha avuto una buona relazione con il Vaticano, né soprattutto con Trump. Ma il discorso morale all'interno dell'America è molto più importante, soprattutto sull'aborto, anche un po' forse sull'immigrazione, non penso molto, però sì forse, e sul clima.
Però non dobbiamo dimenticare che non c'è un blocco cattolico in America, anzi, Francesco ha parlato delle differenze tra i cattolici in America e in America Latina.
Io ho passato molti anni in America Latina, direi che non c'è un cattolicismo sudamericano nemmeno, e soprattutto in Argentina, perché l'Argentina non c'entra nemmeno con l'America Latina. Io mi ricordo una volta un amico - ero in un incontro con i consiglieri di sicurezza nazionale dell'Argentina - che ha detto qualcosa in spagnolo e lui ha risposto, ‘ah sì, dicono i latini, perché gli argentini non sono latini, noi non parliamo così, non siamo così’ . Negli anni ‘60, ‘70, forse con questa ideologia, la teologia di liberazione, all’interno della quale j è cresciuto il papa attuale, sì c'era un cattolicesimo che era piuttosto unito, però adesso no. Soprattutto in Argentina i cattolici non sono in pericolo come negli altri paesi dove esistono tutte queste chiese cristiane americane che vanno in Sudamerica : in Brasile perdono non so quanti cattolici all'anno, e in tutta l'America centrale è la stessa cosa.
Negli Stati Uniti è la stessa cosa. Prima forse c'era un blocco cattolico di operai, di blue collar come si dice in inglese, che non esiste più. Gli irlandesi, i polacchi americani cattolici erano un blocco, io mi ricordo quando ero piccolo a New York era così, adesso non è più così e non dobbiamo dimenticare che i cattolici al 58% hanno votato per Trump questa volta, quindi questo blocco non esiste più.
Soltanto per confermare quanto questo è vero, prendiamo i dati dell’ ultimo censimento quello del 2020 : i gruppi che crescono che crescono di più non è nessuno dei gruppi, come dire, tradizionali, ma i gruppi misti e misti in ogni categoria significa un'attenuazione di queste identità forti, quindi assolutamente il blocco cattolico non esiste più e ce lo dicono i numeri, non le sensazioni, parlando con le persone. Non parliamo solo di etnia ma anche geograficamente, ci sono interessi molto diversi e anche quando parliamo di latini in America non esiste questa idea perché sono tutti diversi. Come ho detto prima un cubano non c'entra con un guatemalteco, hanno interessi diversi, parlano uno spagnolo diverso, parlare di latini oggi non ha senso, quindi non è un blocco e ce ne sono che si interessano molto all'immigrazione, però l'idea del Papa attuale , di Papa Francesco, sull’immigrazione non va d'accordo con la grande parte dei cattolici americani neanche con i latini americani che sono in maggioranza per una chiusura della frontiera.
La Chiesa non è così importante neanche all'interno degli Stati Uniti perché non c'è più un blocco cattolico e in secondo luogo non dobbiamo dimenticare che la Chiesa americana è molto più conservatrice adesso che prima : la Chiesa americana va molto più d'accordo con Trump che con il papa Francesco adesso. Quindi penso che con tutto questo non cambia molto il fatto che venga Trump adesso alla presidenza. Cambia soprattutto il tono del dialogo tra il Vaticano e Washington. Penso che con Trump andiamo piuttosto verso una situazione simile a quella che si è avuta con Stalin : “Quante divisioni ha il papa? ”. Questo sarà l'atteggiamento di qualcuno come Trump : che il papa non influisce sulla scena internazionale perché “non ha divisioni” . Vediamo già adesso che il dialogo tra Washington e il Vaticano è molto più conflittuale, lo vediamo perché Trump ha nominato il presidente del Catholic Vote, Burch, come ambasciatore designato , uno che è commentatore della TV conservatrice, che è “political operative “come si dice in America, non è assolutamente come la Gingrich che era molto abile durante la prima presidenza Trump .
Quindi Trump ha scelto il confronto con il Vaticano e il Papa ha scelto come archivescopo di Washington Robert McElroy che è molto contrario alla politica di Trump sull’immigrazione, quindi è un po' uno scontro che vediamo già tra il Papa e Trump. Ci sono molti problemi tra gli interessi dei due, del Vaticano e dell'America, ho citato già il clima, l'immigrazione, e la Cina sarà come è stata la prima volta, sarà ancora più importante come punto di conflitto tra i due e anche Gaza.
Dall’altra parte ci sono punti di accordo tra i due, soprattutto in Ucraina penso e anche l'ideologia di genere che è molto importante in America, perché ci sono molti democratici o indipendenti che non hanno votato per Harris per questo problema, “cultural wars” come si dice in America , che è centrato su questo problema di ideologia di genere come dice il Papa.
Testo non rivisto dal relatore
Videoregistrazione integrale dell’evento
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