5 PAPI E LA GUERRA “FATIMA,CHE COS’È PER VOI?”
Papa Francesco ha fatto riferimento alla Madonna di Fatima già durante il suo primo Angelus, domenica 17 marzo, parlando di una delle copie della statua, portate in pellegrinaggio nel mondo. «Ricordo, appena ve- scovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella
messa...». Francesco ha proseguito raccontando di una donna anziana che durante la confessione gli disse, sorprendendolo per la profondità della sua semplice fede: «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe».
Un mese dopo, nell’aprile 2013, è stato l'allora pa- triarca di Lisbona, il cardinale José Poligrafo, ad an- nunciare che Francesco gli aveva chiesto di consacra- re il suo Pontificato alla Madonna di Fatima: «Papa Francesco mi ha chiesto due volte che io consacri il suo nuovo ministero a Nostra Signora di Fatima». L'atto di consacrazione è poi avvenuto il 13 maggio 2013, anniversario dell’attentato a Wojtyla. «Siamo ai tuoi piedi, i vescovi del Portogallo insieme a questa moltitudine di pellegrini, nel 96° anniversario della tua apparizione ai pastorelli - ha recitato Policarpo - per realizzare il desiderio di Papa Francesco, chiara- mente manifestato, di consacrare a te, Vergine di Fa- tima, il suo ministero di vescovo di Roma e pastore universale».
Ancora sei mesi dopo il 13 ottobre 2013, Bergoglio aveva fatto arrivare in Vaticano dal santuario di Fatima la statua originale della Vergine.
L’effige prima è stata tra- sportata nel monastero “Mater Ecclesiae “ dove il Papa emerito Benedetto XVI ha potuto pregare in raccogli mento al suo cospetto.
Poi la statua era stata spostata nella Casa Santa Marta, dove ad attenderla c’era Bergoglio.
Infine, issata in piazza San Pietro , affollata di centomila fedeli, la statua era stata fatta sostare nel punto esatto - segnato dalla lapide fatta incidere da Benedetto XVI - in cui il 13 maggio del 1981 Giovanni Paolo II fu colpito dai proiettili di Alì Agca.
L’ultima volta che quella statua era stata in Vaticano era stato l’8 ottobre dell’anno 2000, occasione nella quale Giovanni Paolo II, alla presenza di mille e cin- quecento vescovi di tutto il mondo aveva affidato il nuovo millennio alla Madonna, pronunciando parole che allora- non vennero ben comprese. Disse infatti che l'umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino fiorito oppure in un cumulo di macerie.
Le apparizioni e il messaggio di Fatima hanno un’importanza cruciale per la vita della Chiesa e per il suo giudizio sulla storia e sull’attualità . Questo è l’insegnamento centrale del viaggio che Benedetto XVI ha compiuto in Portogallo dall’11 al 14 maggio 2010 in occasione del decimo anniversario della beatificazione di due piccoli pastorelli Giacinta e Francisco, che insieme alla loro cugina più grande Lucia dos Santos, per sei volte a partire dal 13 maggio fino al 13 ottobre 1917 raccontarono di aver visto la Madonna.
A una settimana della prima apparizione, il 5 maggio 1917, il papa Benedetto XV ( questa volta) davanti al consumarsi della tragedia della Prima guerra mondiale che definì “l’inutile strage”, decide che tutta la Chiesa aggiunga alle Litanie di Loreto, l’invocazione, “Regina della Pace, prega per noi”. E il 13 maggio, quando nessuno ancora sa nulla dell’apparizione di Fatima,Benedetto XV consacra vescovo Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII, il Papa della Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto che il 25 gennaio 1938 sarà annunciato, secondo l’interpretazione che ne dà la veggente Lucia, da una straordinaria aurora boreale, in gran parte d’Europa.
Il 13 luglio 1917 la “Signora” nella Cova da Iria rivelò ai bambini un segreto (diviso in tre parti) che avrebbero dovuto comunicare solo in tempi stabiliti. La Terza parte fu scritta da Suor Lucia su ordine del Vescovo di Leiria il 3 gennaio 1944 e gli fu consegnata in una busta sigillata che il 4 aprile 1957 giunse a Roma, in Vaticano, e riposta nell’’archivio segreto del Sant’Uffizio. Tale plico avrebbe dovuto essere aperto nel 1960, ma Giovanni XXIII e Paolo VI non ritennero opportuno rivelarne il contenuto.
Il Segreto rimase tale fino all’anno 2000, anno del Grande Giubileo, nel passaggio dal Secondo al Terzo millennio, quando Giovanni Paolo II lo ha voluto rendere pubblico, proprio a Fatima .
L’annuncio venne fatto dall’allora segretario di Stato, Angelo Sodano al termine della messa che lo stesso Papa Wojtyla celebrò nella cittadina portoghese in occasione della beatificazione di Giacinta e Francesco.
Cosí il mondo scoprí che riguardava proprio l' attentato di cui fu vittima Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 a piazza San Pietro per mano del turco Alì Agca. Il collegamento tra il mistero delle apparizioni e l’agguato del killer turco era stato fortemente sottolineato da San Giovanni Paolo II, durante tutto il suo Pontificato. Su richiesta di Papa Woytila la statua originale della Madonna di Fatima effettuò un pellegrinaggio dalla ‘Cova da Iria’ a Roma, in Vaticano, già il 24 Marzo del 1984. Il giorno seguente, in Piazza S. Pietro durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Papa fu fatta la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. E in quello stesso giorno, 25 Marzo 1984, che Giovanni Paolo II consegnò all’allora Vescovo di Leiria- Fatima, Alberto Cosme do Amaral, il proiettile che lo aveva colpito . Esso venne incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima, offerta alla Ver gine dalle donne portoghesi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il 13 Ottobre 1942. Una corona preziosissima tempestata di pietre preziose e perle.
Ma oltre all' attentato - disse il segretario fi Stato Sodano - il segreto riguar- dava ‘«immane sofferenza dei testimoni della fede nell' ultimo Secolo».
Nello stesso luogo delle apparizioni - dove ora sorge il grande santuario - il mondo cioè viene a sapere che il se greto non nascondeva scenari apocalittici, ma le sofferenze vissute dalla Chiesa, dai suoi pastori come dal suo popolo, nel corso del XX Secolo, l' ultimo del vecchio Millennio. Un Segreto che assunse il volto dei tan ti «nuovi martiri», migliaia, morti nei campi di concentramento nazisti (Lucia fece un riferimento preciso an- che alla Shoah), nei gulag sovietici o altrove nel mondo, quella lunga sequela di nomi che Giovanni Paolo II
aveva voluto ricordare il 7 maggio 2010 in una commossa e partecipata celebrazione giubilare nei pressi del Colosseo.
Nelle rivelazioni custodite negli decenni da suor Lucia, ci sono le immagini del Secolo appena trascorso, dalla «lotta dei sistemi atei contro la Chiesa» alla sofferenza dei testimoni della fede in un' «interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo». Fino alla profe zia del «vescovo vestito di bianco» che «camminando faticosamente verso la croce cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco».
E' la profezia che riguarda l' attentato di piazza San Pietro e che, sottolinea Sodano, venne subito compresa da Giovanni Paolo II. Il «Segreto» parla anche della fine del comunismo, anticipa gli avvenimenti del 1989 con la Caduta del Muro di Berlino, anche se «gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani non sono pur troppo cessati».
All’identificazione del “vescovo vesti- to di bianco” rimasto ucciso, con Wojtyla sopravvissuto nonostante fosse stato mortalmente ferito i. Piaz-
za San Pietro, contribuì in modo decisivo una lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12 maggio 1982: « La Terza parte del “Segreto” si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e perse- cuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni sa- ranno distrutte”».
Il cardinale di Genova, Giuseppe Siri, morto nel 1989, vicinissimo a Pio XII, aveva detto al suo ultimo confessore, padre Candido Capponi: “Fatima è l’altare del mondo”.
Da Papa, Benedetto XVI fece apporre sul selciato di Piazza San Pietro, nel punto esatto dell’attentato al suo predecessore , una lapide che reca lo stemma di San Giovanni Paolo II e la data del 13 maggio 1981 scritta in numeri romani.
Dopo la cerimonia di beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francisco, e il disvelamento del Terzo se- greto, nel maggio 2000, il giudice Severino Santiapichi, Presidente della Corte d’Assise di Roma che lo aveva condannato all’ergastolo dichiarò :”Non capisco come Agca sapesse del segreto di Fatima e che il se- greto lo riguardava” . “Un fatto è certo: quindici anni fa - era la fine di maggio del 1985 e il secondo processo contro di lui si era aperto da pochi mesi - Agca da vanti alla nostra Corte d' Assise di Roma proclamò che quel segreto si riferiva all' agguato di piazza San Pietro”.« Ancor oggi non so spiegarmi come Ali Agca abbia potuto assumere informazioni per collegare i due fatti», disse Santiapichi. Lo stes- so Agca ha negato il 17 maggio 2000 in un' intervista di aver appreso dal Papa ,nel colloquio che ebbe con Giovanni Paolo II nel carcere di Rebibbia nel dicembre1983 , dal Papa il contenuto della premoni- zione,anche se non è riusci- to a spiegare neppure alla Corte d’Assise - aggiunse Santiapichi - perché fece «quel collegamento».
Alla domanda: Il Papa le aveva fatto intuire il segreto di Fatima?, Agca ha risposto: «No, assoluta- mente no. Non mi ha rivelato nulla durante il nostro incontro, sebbene io gli avessi chiesto: Cosa è il Terzo segreto? Cos’è Fatima per voi?Il Papa mantenne un silenzio assoluto“ .
I DIARI DI WOYTILA ED AGCA
Il cardi- nale Stanislao Dziwisz , uo segretario personale per 27 anni, ha deci-so di conservare i diari spirituali di Wojtyla, nonostante quest’ultimo li volesse distrutti alla sua morte. Oltre 600 pagine di annotazioni. Essi sono stati i documenti principali alla base del processo di canonizzazione che lo visto proclamare santo il 27 aprile 2014.
Diari che coprono un arco di quarant’anni (1962-2003).
E’ una raccolta insolita e commovente, grazie alla qua- le chi legge accompagna Woytila nei suoi momenti di mag- giore vicinanza a Dio.
Uno di questi appunti sono particolarmente interessan ti. Il primo risale al 1997 e riflette sul perdono dei peccatori e sul fatto che c’ è più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per cento giusti, parla del
buon ladrone sulla Croce che va in Paradiso. E proprio scrivendo di questo Giovanni Paolo II, sulla pagina del 9 agosto, appunta: “Dives in
Misericordia”( come il titolo della sua Enciclica del 1980 ) poi apre la parentesi e segna di suo pugno “Ali Agca", il nome del suo attentatore .
Dopo Benedetto XV, il Papa dell’<inutile strage> della Prima guerra mondiale, durante il cui Pontificato si svolsero le apparizioni della Madonna di Fatima ai tre pastorelli.
Dopo Pio XII ,il Papa della Seconda Guerra Mondiale e Giovanni Paolo II, il Papa della Guerra Fredda, Papa Francesco ha parlato più volte - con uno dei suoi più noti neologismi - dell’attuale situazione di conflitto anche in Ucraina dipingendola come “la Terza guerra mondiale a pezzi”.
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