LA VATICAN GIRL E LE MENTI RAFFINATISSIME
di Maria Antonietta Calabrò
Il Papa, in procinto di partire per il Barhein, rende omaggio il2 novembre, alle 12,30, ai fedeli defunti senza dover uscire dal Vaticano, nel piccolo e unico cimitero presente nello Stato, il cimitero del Campo Santo Teutonico. Un cimitero diventato noto all’opinione pubblica qualche anno fa in modo clamoroso. Nel luglio 2019 il mondo rimase infatti con il fiato sospeso aspettando che da due tombe ottocentesche lì contenute tornassero alla luce le ossa della cittadina vaticana, la Vatican girl della serie Netflix, uscita da qualche settimana, scomparsa nel 1983, e cioè Emanuela Orlandi. Scomparsa e quasi certamente morta.
La magistratura italiana (fino alla Cassazione nel 2016) ha definitivamente archiviato il caso. Ma anche nel 2019 come era già avvenuto nel 2017 e ancora e ancora indietro fino al primo anniversario della sparizione nel nulla, la vicenda della Orlandi ha scandito il ritmo di alcuni momenti nodali degli scandali finanziari vaticani.
È stato così fin dall’inizio: quando “Mario” e “l’americano” telefonavano per proporre scambi improbabili con la ragazza e senza che mai una sola prova di esistenza in vita sia stata fornita. Comunicati, volantini e telefonate finirono di colpo non appena il Vaticano pagò un contributo volontario di oltre 250 milioni di dollari per chiudere i suoi conti con il crack del Banco Ambrosiano.
Nel 2017 si stavano concludendo le procedure per la chiusura dei cosiddetti conti laici dello IOR, che hanno coinvolto almeno 130 personalità italiane che hanno fatto rientrare in Italia circa un miliardo di euro lì illecitamente detenuto. E il centro di Roma fu riempito di manifesti come ai tempi dell’Orlandi ma questa volta con l’effigie (ma contro) Papa Francesco.
Nel luglio 2019 (lo sappiamo solo ora che la prima denuncia fu del 2 luglio) si era appena messa in modo la macchina della giustizia vaticana in relazione all’acquisto dello stabile di Londra di Sloane Avenue. E ancora, nel dicembre 2021 Giuseppe Pignatone (che come Procuratore capo di Roma aveva archiviato l’inchiesta su Orlandi) ha voluto rispondere alle accuse contenute in un romanzo, scritto da un ex collega contrario all’archiviazione, e si era voluto firmare sul Corriere della Sera, presidente del Tribunale vaticano. Come tale aveva appena avviato il dibattimento sulla vendita del palazzo di Londra. Processo giunto in questi giorni - mentre sullo schermo scorrono nuovamente le immagini delle tombe del Campo Teutonico - a un tornante decisivo (l'11 novembre sarà chiamato a deporre un teste chiave Giuseppe Milanese che ha dichiarato in passato "vogliono gettare ombre sul Papa" ( https://www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_francesco_londra_immobile_londra_torzi_mincione_vaticano_investimenti_obolo_di_san_pietro-5065795.html ) e il 23 e 24 novembre è in programma la testimonianza del principale teste dell’accusa, monsignor Alberto Perlasca).
Coincidenze? Forse. Ma Giovanni Falcone le avrebbe giudicate frutto di menti raffinatissime.
Update dell'aricolo pubblicato sull' Huffpost.it il 2 novembre 2022
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