Nuovo caso Becciu
In cinque anni grazie a SE Angelo Becciu , oltre 800 mila euro arrivano nella disponibilità del fratello. Nuove indagini su 2 bonifici della CEI e su un prestito di 100 mila euro dello IOR. Ecco le nuove accuse dietro le perquisizioni svolte in tutt'Italia a carico del fratello del cardinale ed altre persone ad esso collegati. Perqwuisizioni eseguite dalla Guardia di Finanza italian, su delega della Procura di Roma che ha eseguito una rogatoria dei Promotori di Giustizia vaticani
Ii tre mesi di tempo che il Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone ha dato alle difese degli indagati e ai Promotori di giustizia per chiarire alcuni degli aspetti del pasticciaccio brutto del Palazzo di Londra che ha causato un ingente danno alle casse del Vaticano, hanno portato alla luce altre prove a carico di monsignor Angelo Becciu e degli altri indagati a partire da Raffaele Mincione. Tutti gli indagati che ad ottobre erano stati stralciati, il 25 gennaio 2021 sono stati nuovamente rinviati a giudizio. E quindi adesso sono nuovamente imputati nel processo le cui udienze riprendono il 18 febbraio 2022. Ecco le novità contenute nella nuova richiesta di citazione a giudizio (136 agine ) di cui Justout ha disponibilità e che hanno sostanziato la motivazione delle perquisizioni scattate in tutta Italia il 15 febbraio 2022.
DUE BONIFICI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA PER 600 MILA EURO.
Nel documento dei Promotori di giustizia si mette in evidenza che la Conferenza episcopale italiana ha effettuato, “contrariamente a quanto affermato dal Cardinale “ nella famosa conferenza stampa della fine settembre 2020, ben due bonifici ( il 6.12.2013 e il 21.1.2015 ) per un totale di 600 mila euro a favore di un conto (1000/60478) solo formalmente intestato alla Diocesi di Ozieri, e invece nella piena disponibilità della cooperativa SPES e del suo amministratore Antonino Becciu, fratello del cardinale. Un conto “utilizzato per finalità del tutto privatistiche”- secondo i Promotori vaticani, come emerso a seguito anche delle indagini delle forze di polizia italiane, ed in particolare dalla Guardia di Finanza. Ed era un conto gestito al di fuori della contabilità della Diocesi dal cugino di mons. Becciu che non aveva potere di firma della Diocesi, e da una signora , madre di una “persona accreditata in Vaticano come propria nipote” dall’ex cardinale Becciu, destinataria di una parte dei soldi con cui acquistò una abitazione privata a Roma.
Il resto venne utilizzato per sostenere “le attività commerciali “( e non caritative ) della cooperativa del fratello di Becciu e “ la sottoscrizione in fondi comuni di investimento” per circa 400 mila . La Diocesi di Ozieri aveva altri conti correnti per le opere di carità e non erano vuoti, anzi, pieni per milioni di euro e quindi in grado di sostenere qualsiasi opera caritativa.
I fondi gestiti anche da un cugino di primo grado dell’alto prelato non è’ affatto servito per pagare i lavori per il panificio della Cooperativa .Gli accecamenti su questi bonifici sono scattati dopo che il 27 settembre 2021 (quindi dopo il rinvio a giudizio di quest’estate 2021) il vescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, Economo della CEI, ha reso una circostanziata dichiarazione ai Promotori di giustizia, da cui è scaturita il 30 dicembre scorso (2021) una Relazione della Gendarmeria “che evidenzia una serie di elementi di sicuro interesse investigativo che tuttavia , non possono essere approfonditi, soprattutto in ragione di esigenze di economia processuale, nell’ambito del presente procedimento”.
In sostanza la questione è stata stralciata, e le indagini proseguono. In ogni caso è emerso che Becciu sollecitava per lettera don Pennacchio economo della CEI a “ venire incontro alla menzionata istanza”, cioè al primo finanziamento giustificato per riparare i danni di un incendio nel panificio del fratello di Becciu. Il 3 ottobre 2014 l’amministratore apostolico di Ozieri, Sanguinetti scrisse al vescovo Nunzio Galantino , segretario generale della CEI (pag 112 della RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO CONTRO BECCIU E ALTRI del 25 gennaio 2022 ) e in essa si apprende che il 25.9.2013, la segreteria generale della CEI aveva comunicato l’elargizione del primo contributo di 300 mila euro. In ogni caso il 4 ottobre 2014, mons. Becciu scriveva nuovamente a Galantino premurandosi “ di accompagnare e raccomandare vivamente l’acclusa richiesta… mi permetto di chiedere che venga presa in seria considerazione la presente istanza! E nelle conversazioni whatsapp intercorse tra l’11 novembre 2014 e il 15 gennaio 2015 monsignor Pennacchio, economo della CEI in risposta a precise domande del segretario di Becciu, monsignor Carlino, afferma che la Presidenza della CEI ha anche deciso un secondo finanziamento in poco più di un anno , quello di 300 mila euro versato il 21 gennaio 2015.
IL PRESTITO DI 100 MILA EURO DALLO IOR.
Nelle ultime indagini bancarie, infine, è emerso, e si tratta di una storia singolare anche un bonifico -donazione di altri 100 mila euro a favore del fratello di Becciu , avvenuto nel 2013, la cui provenienza hanno verificato i Promotori di giustizia, non originava dai fondi della Segreteria di Stato. Quindi l’accusa di peculato relativa a questo finanziamento è stata stata “diminuita “ dagli stessi Promotori di giustizia (Zannotti, Diddi e Perone) dal reato di peculato indicato sotto il capo di imputazione jj del procedimento penale 45/19.
Una decisione ,quella dei Promotori, quindi a favore dell’imputato Becciu in relazione ad un fatto, “non evidenziato dalla difesa del Cardinale”, cioè che né gli avvocati di Sua Eminenza né la consulenza tecnica per suo conto depositata di recente, avevano prodotto a parziale discolpa dell’ex cardinale . Visto che questo specifico peculato contestato a Becciu di fatto si e’ dimezzato (mentre ce ne sono in piedi altri due, compreso quello delle migliaia di euro inviati a Cecilia Marogna) .
Come mai questa svista della difesa di Becciu ? Perché il bonifico in questione era stato effettuato grazie ad un prestito di 100 mila euro richiesto il 13 giugno 2013 con lettera dell’ex sostituto all’allora direttore generale dello IOR Paolo Cipriani. Quindi i soldi provenivano dallo IOR. Anche questa vicenda è stata stralciata , perchè indagini sono in corso per verificare la presunta anomalia del bonifico effettuato . Sta di fatto che i soldi vennero inviati sul conto 1000/60478, gestito dal fratello di Becciu il 24 giugno 2013. Solo sei giorni prima che il direttore generale dello IOR, Cipriani e il suo vice, Tulli dovettero dimettersi dalla cosiddetta banca vaticana ( 1 luglio 2013).
LA SUBORNAZIONE DI TESTIMONE . Il reato più grave per cui il 28 febbraio di fatto inizierà ex novo il processo contro il cardinale Becciu (sollevato dagli incarichi nella Curia romana, escluso da un eventuale Conclave, e impedito di presenziare a concistori e alle altre occasioni in cui siano presenti gli altri cardinali) è la subornazione di testimone, che prevede anni di carcere. Ciò sarebbe avvenuto in danno di Monsignor Alberto Perlasca, prima indagato , poi archiviato dalle accuse di aver creato danni alle finanze della Segreteria di Stato (https://www.huffingtonpost.it/entry/processo-vaticano-vittoria-garantista-contro-chi-cercava-un-capro-espiatorio_it_6197b09ae4b07fe2010ab536/). Nella richiesta di rinvio a giudizio di mons. Becciu per questo reato i Promotori scrivono che “ Perlasca è stato sottoposto ad un comportamento che non può che essere considerato minatorio”, “ teso ad incidere sulla capacità di autoderminazione” del prelato. Becciu “ ha coltivato il suo obbiettivo di ottenere la ritrattazione delle dichiarazioni agendo sia direttamente che indirettamente su monsignor Perlasca”. Il Vescovo di Como, superiore gerarchico di Perlasca, era stato infatti contattato da Becciu per indurlo a far ritrattare le deposizioni accusatorie nei suoi confronti, prospettandogli , se non avesse ritrattato, una condanna a sei mesi di carcere, “una conseguenza ingiusta, tenuto conto della correttezza del suo comportamento”, si legge nel documento.
Perlasca aveva informato dell’accaduto il Promotore di giustizia professor Milano l’11 marzo 2021 , dichiarazioni confermate “integralmente” dal vescovo di Como , ascoltato nella sede del Palazzo del Vescovado il 3 aprile 2021.
La difesa del cardinale - che a fine novembre 2021 non si è voluto sottoporre ad interrogatorio da parte dei promotori - in una memoria depositata il 23 novembre 2021 ha respinto le accuse. Ma la Suprema Corte di Cassazione, in varie sentenze “ha ritenuto configurabile la minaccia, anche solo quando si prospetta la presentazione di una denuncia, di una querela , o anche solo di un’azione giudiziaria quando appunto si traduce in un male ingiusto nel caso di pretestuosità della stessa”.
Becciu del resto non solo ha prospettato guai giudiziari a Perlasca, ma proprio il 3 luglio 2021, il giorno stesso del suo primo rinvio a giudizio, aveva anche presentato un ricorso civile in Italia , presso il Tribunale di Como, contro monsignor Perlasca a cui sono stati chiesti i danni asseritamente provocatigli con le dichiarazioni rese alla giustizia vaticana , che hanno cambiato il suo status di vita. Il giudice di Como ha già respinto perché infondata la richiesta di Becciu di sequestro preventivo di beni per 500 mila euro. Nel merito il procedimento è in corso.
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