Pignatone: “Ecco la vera storia dell’archiviazione della Orlandi”
E replicando a Capaldo : “Ho portato alla Commissione carte, non chiacchiere”

di Maria Antonietta Calabrò
Giuseppe Pignatone, Procuratore della Repubblica di Roma dal 2012 al 2019 ha chiesto di essere ascoltato in audizione libera dalla Commissione parlamentare d’inchiesta Orlandi-Gregori presieduta dal senatore Andrea De Priamo (FdI), richiesta accolta subito come “una audizione importante”, che si è svolta a Palazzo San Macuto il 27 febbraio 2025
Pignatone ha spiegato che “il motivo per cui ho chiesto l'audizione è che, di fronte a una serie di chiacchiere (definiamole benevolmente così), io avevo in mano o potevo avere dalla Procura di Roma, che mi ha rilasciato le copie, carte e documenti” . “Credo però importante, ai fini delle vostre valutazioni - ha poi spiegato Pignatone -prendere in esame le dichiarazioni rese dal dottor Capaldo, in particolare quelle rese nel corso della seduta del 25 luglio 2024. “ tralasciando invece, le dichiarazioni rese a vari organi di stampa, notando solo che esse sono tutte successive, non solo al suo pensionamento, per cui non sarebbero stati possibili eventuali rilievi disciplinari, ma anche al decorso dei termini di prescrizione di eventuali reati commessi nel 2012”. Giancarlo Capaldo ex aggiunto Procurtatore di Roma è infatti intervenuto più volte con libri e dichiarazioni sulla vicenda Orlandi.
Il primo impatto di Pignatone con la vicenda Orlandi è avvenuto appena due settimane il suo insediamento come nuovo procuratore di Roma, dopo alcune dichiarazioni anonime di esponenti della Procura, al Messaggero che violavano le normative del CSM sui rapporti con gli organi di stampa.
GLI INCONTRI CON I VERTICI DELLA GENDARMERIA: GIANI E ALESSANDRINI
Pignatone ha dimostrato carte alla mano che lui nulla sapeva degli incontri di Capaldo (titolare dell’ultimo stralcio d’indagine sulla scomparsa della Orlandi insieme alla collega Maisto ) il comandante della Gendarmeria vaticana Domenico Giani e il vice Alessandrini . “ C’è un documento scritto che lo dimostra. È vero, infatti, il contrario: io gli (a Capaldo, ndA) chiesi specifiche informazioni ed egli mi rispose per iscritto, senza dirmi nulla dell'incontro o degli incontri con gli esponenti vaticani. E questo pur avendo trattato espressamente, come avete sentito, il tema della collaborazione con il Vaticano, anzi definendo ottimi i rapporti esistenti. In sostanza, egli volle tenermi all'oscuro di questi contatti, qualunque fosse il loro contenuto.
CAPALDO ERA CONTRARIO ALL’APERTURA DELLA TOMBA DI DE PEDIS
Ma, secondo Pignatone, non corrisponde al vero neanche l'altro elemento chiave della risposta del dottor Capaldo al Presidente della Commissione (nel luglio 2024, ndA) relativo all’apertura della tomba di De Pedis nella Chiesa di Sant’Apollinare. “In realtà, nel comunicato da me diramato - ha detto Pignatone nella lunga audizione il cui resoconto stenografico occupa ben 120 pagine - che vi ho letto testualmente, non si parla affatto della tomba e della sua eventuale apertura. Siamo al 2 e 3 aprile (2012, ndA) e, dopo più di un mese, solo a fronte della continua insistenza degli organi di informazione sulla questione, io chiesi al dottor Capaldo e alla dottoressa Maisto informazioni in proposito. Chiesi, quindi, se c'era un motivo per non procedere a tale verifica e acquisire almeno un elemento di chiarezza in una vicenda così complessa e in cui erano state percorse tutte le piste, anche le più inverosimili. “. Ed ecco in dettaglio di Pignatone.
“Ricordo che chiesi se detta verifica trovasse ostacoli in qualche esigenza delle indagini, di cui io sapevo solo quello che mi dicevano loro, ovviamente, o in una difficoltà di ordine normativo. All'epoca, venendo appunto da Palermo e Reggio Calabria, io non conoscevo né avevo avuto ancora il tempo di studiare la complessa e articolata normativa che regola i rapporti fra l'Italia e la Santa Sede, l'extraterritorialità e tutte le questioni di cui vi siete occupati; né sapevo ancora se ci fosse un problema costituito da un parere contrario, per altre ragioni, del Vaticano. “
Secondo Capaldo, “ l'apertura della tomba era inutile, perché egli era convinto che il cadavere di Emanuela Orlandi non si trovasse lì, ma che non vi erano ostacoli di nessun genere ad una eventuale iniziativa in tal senso, cioè per l'apertura. Data questa risposta, io invitai i due colleghi a rivalutare la questione, dato che, secondo me, in mancanza di ragionevole segno contrario, era comunque un risultato positivo fare chiarezza, non potendo certo essere decisivo il pur condivisibile convincimento personale del dottor Capaldo. “
“Vi confesso che io, … challora non riuscivo a capire una cosa. Dopo che si parlava di questa tomba da anni, dopo che c'era stata l'inchiesta del dottor De Gasperis, dopo che la storia era stata rilanciata dalla trasmissione, dopo che un giorno sì e un giorno no si parlava di questa tomba e si profilava che vi potesse essere nascosta la salma di Emanuela Orlandi, io non capivo perché non la si aprisse questa tomba: almeno per mettere un punto fermo. “
“Questo era il ragionamento molto basilare che io avevo fatto all'epoca, chiedendo: visto che non ci sono ostacoli all’apertura, perché non procediamo? Almeno una questione la chiudiamo. Quindi, dopo il comunicato del 3 aprile, che vi ho letto e dove impiegavo le parole di Capaldo, il dottor Capaldo, invece di alimentare i sospetti che vi ha raccontato, partendo dalla circostanza falsa che io non gli avevo chiesto informazioni, avrebbe potuto parlarmi dei contatti con Giani ed Alessandrini e studiare insieme come riattivarli. (…. ) “In ogni caso “Invece, dopo una breve riflessione, il dottor Capaldo e la dottoressa Maisto mi dissero che condividevano la mia opinione sulla opportunità di fare chiarezza e di procedere quindi alla riapertura e ispezione della tomba.”
L’ARCHIVIAZIONE NON DELLE INDAGINI SULLA ORLANDI, MA DELLA POSIZIONE DI ALCUNI IMPUTATI PER CUI ERANO SCADUTI I TERMINi
Un intero paragrafo della deposizione riguarda la famosissima richiesta di archiviazione. “Come vi è noto, ha detto Pignatone ,il procedimento in questione è stato definito con la richiesta di archiviazione firmata dalla dottoressa Maisto e dalla dottoressa Calò, quali titolari del procedimento, e vistata da me quale Procuratore distrettuale, con il formale dissenso dell'altro titolare, il dottor Capaldo. “
“È opportuno premettere che è del tutto fisiologico che in un procedimento in cui siano titolari più magistrati si manifestino opinioni…mi è stato riferito, la bozza della richiesta di archiviazione era stata preparata dalla dottoressa Maisto, che aveva seguito il procedimento fin dall'inizio. La bozza aveva formato poi oggetto di discussione e confronto fra i tre titolari, Capaldo, Calò e Maisto. Una volta constatato tutto questo, di cui vengo a sapere dopo, perché non ho partecipato a questi incontri, riunioni e discussioni, una volta constatata l'impossibilità di raggiungere una soluzione condivisa, i colleghi, come da circolari del CSM, mi investono della questione.
Dopo avere studiato la richiesta e prima di prendere decisioni, volli fare due riunioni con tutti i colleghi interessati.”
RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE NON NEL 2012, MA DEL MAGGIO 2015
Pignatone ha poi precisato un passaggio estremamente importante. “L'oggetto di questo procedimento, il numero 11694/2010 Registro Generale Notzizie della Procura di Roma, che si chiude con la richiesta di archiviazione di maggio 2015, non è genericamente la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Su questo bisogna essere chiari, perché altrimenti non ci capiamo. L'oggetto di questo procedimento è definito dall’iscrizione delle persone sottoposte a indagine. Qui, come sapete benissimo, vi è un primo nucleo di indagat: Virtù, Minardi, Cassani, Cerboni e Vergari, che sono riferibili in qualche modo alla banda della Magliana o quantomeno a Enrico De Pedis. Per costoro, il termine delle indagini era già scaduto a marzo 2012, prima che io arrivassi a Roma. Quindi, non si poteva fare più nessuna indagine nei confronti di queste persone.
L'altra posizione oggetto del procedimento era quella di Marco Accetti, nei cui confronti il termine delle indagini, che è biennale ed è il massimo previsto allora e oggi, scadeva il 6 maggio 2015. Questo perché Capaldo lo aveva iscritto il 6 maggio 2013: più tardi rispetto a quanto io ritenevo opportuno, ma questo non ha nessuna importanza. In sostanza, quando queste carte arrivano da me per la prima volta, a metà aprile 2015, quando mi viene cioè sottoposto il contrasto fra i colleghi, oggetto della decisione era se c'erano o meno elementi idonei a sostenere in dibattimento l'accusa, come diceva la legge all'epoca, nei confronti di questi indagati. Le dichiarazioni della Minardi (Sabrina Minardi, la donna che fu compagna di Renatino De Pedis e che è deceduta il 9 marzo 2025) sono del 2008, i termini scadevano nel 2012, eravamo nel 2015 e la Procura ed il dottor Capaldo non avevano mai pensato, ipotizzato discusso di chiedere il rinvio. Non ci credevano neanche loro, evidentemente. In teoria, se si chiede il rinvio a giudizio, un minimo di decenza vorrebbe che si chieda anche la misura cautelare. Se si accusano delle persone di avere sequestrato una ragazza ed averla ammazzata, di avere fatto tutto quello che c'è attorno in termini di depistaggio, poi non si chiede la misura cautelare? Ma così facciamo ridere, onestamente. Questo ho detto al dottor Capaldo all'epoca, senza ottenere risposta.
In sostanza, la Procura non aveva mai creduto alla possibilità di chiedere questo processo. Mi permetto di dire che, dalla lettura dei resoconti delle vostre audizioni, risulta che Capaldo a questa possibilità non ci crede neanche lui, perché parla per pagine e pagine della posizione di Marco Accetti…. Quanto alla posizione dell'Accetti, il dottor Capaldo sollecitò, come vedrete dalle lettere, l'assunzione di sommarie informazioni da alcune persone”
IL CASO ACCETTI
“Poi - continua il racconto di Pignatone - nella riunione del 14 aprile, limitò queste persone da sentire a una sola. Le altre due colleghe ritennero inutile tale attività. Queste persone, ovviamente, erano state già sentite in precedenza. Del resto, è logico chiedersi perché il dottor Capaldo, se riteneva importante tale attività, non avesse provveduto egli stesso a sentire quelle persone nel lungo tempo trascorso fra l'ultimo interrogatorio di Accetti, il 25 luglio 2013, e l'aprile-maggio 2015 di cui stavamo discutendo.
Mi permetto di dire che la stessa osservazione “perché non l'ha fatto lui che era il titolare del procedimento?” vale per molte delle questioni che sono state prospettate da voi. Quando avete chiesto cosa si potrebbe fare e se sia opportuno approfondire il rapporto fra Accetti e la moglie, io mi permetto di dire che, se era cosa utile, la doveva fare lui. Era lui il titolare del procedimento.
Il dottor Capaldo, poi, a parte sentire questa persona, indicò poi un'altra attività di indagine che si sarebbe dovuta espletare, secondo la sua opinione, prima di decidere sulla richiesta di archiviazione, cioè una perizia psichiatrica sull'Accetti. A me questa osservazione parve paradossale. Io gli avevo detto, infatti, di farla quando Accetti aveva cominciato a parlare due anni prima e lui veniva a proporla in articulo mortis, cioè venti giorni prima della scadenza del termine delle indagini.
Ciò con l'ovvia conclusione che, ammesso che il Gip riuscisse a dare l'incarico entro il 6 maggio 2015, la relazione sarebbe arrivata mesi e mesi dopo, come qualunque perizia psichiatrica, quando non sarebbe stato più possibile fare nulla. Del resto, come immagino sappiate, la Procura della Repubblica ha proceduto, subito dopo avere formulato la richiesta di archiviazione, a iscrivere un procedimento nei confronti di Accetti, nel cui ambito è stata condotta dal Gip una perizia psichiatrica. L’Accetti è stato dichiarato totalmente inattendibile e inaffidabile. Non vi leggo la perizia nella sua interezza, ma soltanto alcuni passaggi”.
IL GIP E LA CASSAZIONE
Il penultimo paragrafo dell’audizione di Pignatone tratta del decreto di archiviazione del giudice per le indagini preliminari. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto le richieste della Procura, disponendo, dopo un approfondito esame delle risultanze, delle indagini e delle opposizioni proposte dai familiari di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, l'archiviazione del procedimento.
Il decreto è quello del 19 ottobre 2015, confermato dalla Cassazione a maggio 2016, in quanto gli elementi probatori acquisiti nel corso delle indagini preliminari sono, allo stato, non provvisti della consistenza neppure indiziaria necessari a sostenere l'accusa in giudizio e a giustificare un vaglio dibattimentale né paiono utilmente esperibili ulteriori indagini con la finalità di valorizzare quegli elementi dotati di una più significativa, ancorché incongruente pregnanza investigativa. Tradotto in italiano volgare: non c'è niente. In particolare, va evidenziato che il Gip ha preso analiticamente in esame le lunghe e articolate opposizioni delle persone offese, cioè dei familiari, che fra l'altro sostengono cose fra di loro completamente diverse.
Lo stesso Gip ha anche evidenziato che: “non è dato apprezzare, al momento, altro fronte investigativo sinora inesplorato da cui potrebbero provenire elementi idonei a supportare l'ipotesi accusatoria”. Tradotto in italiano semplicissimo: non si individuano nuovi spunti di indagine. Mi auguro che lo sforzo della Commissione, della Procura e del Promotore di giustizia vaticano, possano capovolgere questa posizione, ma questa era la posizione del giudice del 2015. “
IL PROCURATORE “NUOVO “DIVENTA IL PROCURATORE NOSTRO
“ Un ultimo paragrafo - continua Pignatone - è dedicato a uno dei tanti argomenti che sono stati usati in questi anni contro di me, basato su un errore materiale. Mi riferisco all'intercettazione di una telefonata in data 19 maggio 2012 fra don Piero Vergari e Carla Di Giovanni (moglie di de Pedis, NdA). In indagini così lunghe e complesse non rimprovero niente a nessuno, perché so benissimo, per esperienza personale, che in indagini così lunghe e complesse, spinti in certi momenti dalla premura, vi possano essere errori, fraintendimenti ed equivoci. Così ce n'è uno, che mi riguarda personalmente, di cui nessuno si è accorto al tempo, ma che poi qualche solerte lettore ha evidenziato. Nel maggio 2012, quando viene disposta la riapertura della tomba, naturalmente si fanno una serie di intercettazioni, disposte da Capaldo e Maisto, sulle quali io ero d'accordo. La squadra Mobile ne riferisce l'esito con varie note. Quella che ci interessa è una nota del 24 maggio 2012, quindi proprio in corso d'opera. “
“Tra le conversazioni intercettate vi è una serie di telefonate fra don Piero Vergari, che era il rettore della basilica, e Carla Di Giovanni, vedova del De Pedis, fra i quali vi erano rapporti di amicizia risalenti nel tempo. Queste conversazioni contengono, com'è logico, numerosi riferimenti al Procuratore della Repubblica, che naturalmente sono basati su notizie di stampa.
Non ricordo più se fu fatto anche un avviso di garanzia, ma comunque sono atti notificati alla signora Di Giovanni come parte offesa e a don Vergari. Io vengo indicato o con il mio cognome, Pignatone, o come dottor Pignatone, come procuratore Pignatone e poi, in sette diverse occasioni, come “il procuratore nuovo”. È ovvio che fosse così, perché ero arrivato da due mesi, non mi ero mai occupato del caso Orlandi e quindi per la signora Di Giovanni e per il suo interlocutore ero il procuratore nuovo. Solo nel corso di una telefonata del 19 maggio 2012, alle ore 10,13, la Di Giovanni avrebbe detto, secondo la trascrizione della squadra Mobile: “tanto il procuratore nostro sta prosciogliendo, sta archiviando tutto, è roba di pochi giorni. Don Pie’, resista”. Questo naturalmente ha giustificato ampie elucubrazioni. “
“A parte l'ovvia constatazione che l'archiviazione è stata chiesta tre anni dopo, però mi è venuta la curiosità di capire come mai a questa donna poteva venire in testa di dire il “procuratore nostro”: posto che non l’avevo mai vista prima, che non ci avevo mai avuto a che fare e non le avevo parlato di nulla. Allora mi sono fatto rilasciare dalla Procura di Roma sia una copia del file audio, che vi produco. Sono banalissime telefonate e si sente chiarissimamente che lei nomina il “procuratore nuovo”. Vi lascio il CD e qualcuno dei consulenti lo potrà ascoltare. “
DOPO L’ARCHIVIAZIONE NUOVE INDAGINI ERANO SEMPRE POSSIBILI E COSÌ’ E’ STATO.
Pignatone chiarisce poi Contrariamente a quello che è stato detto, in sede di polemica in questi anni, la richiesta di archiviazione del maggio 2015 non ha avuto né poteva avere, in base alle norme processuali, il significato e il risultato di porre fine a qualsiasi indagine sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Si dice che con quella richiesta di archiviazione sia stata messa una pietra tombale sulla vicenda Orlandi. È falso: falso a norma di codice.
Nulla vietava, allora come oggi, che, se si fossero delineate altre ipotesi investigative, di iniziare subito anche un altro procedimento, come ha fatto di recente la Procura di Roma (nel 2023,ndr) dopo le note notizie provenienti dal Promotore di giustizia vaticano. Anzi, la riapertura avrebbe potuto avere luogo persino nei confronti degli stessi indagati, con autorizzazione del Gip.”
LA RICHIESTA DEL VATICANO DI DIVENTARE PRESIDENTE DEL TRIBUNALE SCV NEL 2019
Pignatone risponde anche a tutte le domande del Presidente De Priamo relative ai sospetti di un collegamento tra l’apertura della tomba di Pedis, l’archiviazione dell’inchiesta Orlandi del 2015, e il successivo incarico avuto dal Vaticano (dopo il suo pensionamento da Procuratore della Repubblica di Roma, nel 2019 ) come Presidente del Tribunale ordinario. PRESIDENTE. “Rispetto al suo operato, anche attraverso le audizioni del dottor Capaldo, ma non solo, in qualche modo abbiamo visto una narrazione che porta a immaginare una volontà di archiviare l'indagine per cancellare o nascondere una verità scomoda. In questo senso, anche come riflessione, pensa che la decisione del Pontefice di nominarla Presidente del Tribunale di prima istanza del Vaticano, in qualche modo abbia alimentato o comunque abbia contribuito ad alimentare questa narrazione? Questa riflessione l'ha fatta? PIGNATONE. Quando uno è in malafede, questo giustifica qualunque cosa. Le posso dire che nel 2012, quando questo avviene, c'era un altro Papa. PRESIDENTE. È una domanda che comunque ritengo sia giusto farle. PIGNATONE. E io le do la risposta. Mi pare ridicolo e offensivo nei confronti di Papa Francesco pensare che abbia fatto chissà che cosa. Peraltro, Egli arriva da ancora più lontano di me: io arrivavo da Reggio Calabria, lui arriva dall'altra parte del mondo, come ha dichiarato, dall'Argentina. Peraltro, non era scritto da nessuna parte che andassi in pensione nel 2019. Siamo al ridicolo! Proprio da ex magistrato, mi permetta di dire che l'archiviazione, che ho vistato e che condivido, è firmata da due sostituti ed è del 2015. Poi, la decisione è di un Gip, che prende in analitica considerazione le posizioni di tutti i familiari, i quali, lo ripeto, sostenevano fra loro opinioni diverse. Il Gip non solo dice che non c'è nessun elemento, ma che non vi è nessuno spunto investigativo da percorrere. Si fa pure un ricorso per Cassazione, cosa assolutamente rara, contro il decreto del Gip, ma la Cassazione conferma questa decisione. Passano anni e anni, in cui prima sono stato procuratore io, poi sono stati procuratori altri, fino al 2022-2023. In tutto questo tempo si è presentato qualcuno alla Procura di Roma a dire: c'è questo spunto di indagine e te lo metto per iscritto? Non è stato fatto niente! Non è che c'erano chissà quali cose segrete e nascoste e quindi qualcuno si è premurato, dopo il 2015, di andarle a sollecitare al Procuratore generale o ad altro Procuratore. Grazie a Dio, in Italia c'è tanta scelta. Se uno non si fida né di me né dei procuratori venuti dopo di me, si va dal Procuratore generale della Procura di Roma e gli si dice che c’è da percorrere una strada, bellissima o tortuosa che sia, e da sentire la tal persona. Nessuno lo ha fatto. Ci è voluta una iniziativa vaticana, di cui anticipo subito di non sapere assolutamente nulla che non sia sui giornali, e così si è rimesso in moto qualcosa, di cui io penso che anche voi non sappiate nulla. Vedremo cosa succederà. “
I RAPPORTI CON IL PROMOTORE DIDDI
Quanto l’esistenza di un fascicolo relativo alla Orlandi , la cui esistenza è stata rivelata dal Promotore vaticano di Giustizia Diddi il 27 novembre 2024 nel corso della presentazione del mio libro IL TRONO E L’ALTARE viene chiesto a Pignatone :Conosce questo fascicolo? Sa se esiste? Diddi gliene ha mai parlato? PIGNATONE. In quarantacinque anni in cui ho fatto il Procuratore della Repubblica o il sostituto procuratore, non sono mai andato dal Presidente del tribunale, di Palermo, di Reggio o di Roma, a parlargli delle indagini, perché questo è semplicemente un reato. Né alcun Presidente di tribunale ha mai pensato di venire da me, neanche quelli con cui eravamo amici personali. …Nessuno si è mai sognato di chiedere: ho letto questo sul giornale, mi dici qualcosa in più? A maggior ragione, dunque, non ho chiesto niente a Diddi e niente Diddi ha chiesto a me sulla vicenda Orlandi o su qualunque altra vicenda (perché ci sono altre vicende, che non interessano questa Commissione, di cui la figura del Promotore di giustizia si occupa). Quello che ho sempre detto a Diddi e a cui lui si è sempre adeguato è questo: “quando fa una richiesta di rinvio a giudizio, mi manda le carte. Io conosco quelle carte; se ce ne sono altre che lei non intende depositare, non lo voglio sapere” . A questo punto il componente della Commissione GRIMALDI (AVS), chiede: “Quindi, lei mette a verbale che voi non avete mai parlato, né esplicitamente né implicitamente, di questa vicenda”. E PIGNATONE. “Io non so se esista o non esista un fascicolo. “.
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